martedì 4 dicembre 2007

Queste sono ancora solo battagglie vinte



Evviva, Evviva, qualcosa si muove, finalmente dopo anni e anni di buoio totale, dopo anni e anni, in cui la mafia faceva paura a chiunque e mieteva vittime, dopo anni e anni, che la mafia ha distrutto famiglie uomini e istituzioni, finalmente forse qualcosa si muove, anche la gente è stufa, anche gli imprenditori sono stufi di avere accanto queste persone ora basta, certo ancora queste sono solo delle battaglie vinte non è la guerra che è stata vinta ma la vittoria di più battaglie e lo stringersi di un cerchio sempre più piccolo ci condurrà dritti dritti alla vittoria finale.
LA VITTORIA DELLA GUERRA CONTRO LA MAFIA.

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Sarebbe ora che fossimo noi a fare paura a loro"

Maxi blitz a Catania: tra i 70 arrestati anche il figlio del boss Santapaola

Imponente operazione antimafia dei carabinieri del Comando provinciale di Catania per l'esecuzione di 70 ordinanze di custodia cautelare a carico di altrettanti affiliati del clan Santapaola. Sono 65 i provvedimenti finora notificati dai militari, e uno di questi ha raggiunto Vincenzo Santapaola, 28 anni, il figlio maggiore dello storico capomafia catanese Benedetto 'Nittò Santapaola. Il blitz è stato coordinato dal procuratore aggiunto della Dda di Catania Giuseppe Gennaro e dal sostituto Agata Santonocito, oltre che da Carmelo Petralia, sostituto della Direzione nazionale antimafia. I provvedimenti sono stati firmati dal gip Laura Benanti. L'indagine si è avvalsa delle dichiarazioni del pentito Umberto Di Fazio, uno dei 'colonnellì del clan Santapaola, che ha iniziato a collaborare con la giustizia subito dopo il suo arresto il 23 ottobre del 2005 nelle campagne di Agira (Enna) al termine di una latitanza durata cinque anni. I reati contestati, oltre all'associazione mafiosa, sono quelli di estorsione, traffico di stupefacenti, e rapina. I carabinieri hanno fatto luce su 16 grossi 'colpì messi a segno negli ultimi tempi. Un altro filone di indagine, ancora in fase di sviluppo, riguarda il settore degli appalti. I particolari saranno resi noti in una conferenza stampa convocata per 10 in Procura.

Vincenzo Santapaola, 38 anni, figlio maggiore del capomafia Benedetto, è stato arrestato dai carabinieri di Catania per associazione mafiosa. Il figlio del capo di Cosa nostra a Catania, obiettivo negli anni scorsi del boss Vito Vitale, che lo voleva eliminare nell'ambito di una
faida interna alla mafia siciliana, fu fermato per la prima volta nel dicembre del 1992, assieme al fratello Francesco, di tre anni più piccolo. Ma i due furono scarcerati dal Tribunale del riesame. Un anno dopo, destinatario di un ordine di arresto per 'Orsa maggiorè, si rese irreperibile, e fu catturato il 14 gennaio del 1994. Fu rimesso in libertà il 27 dicembre 1997. Fu nuovamente arrestato l'8 agosto 1999 nel quadro dell'inchiesta 'Orione 2', un'indagine che fece luce su contrasti interni a Cosa nostra sfociati in una sanguinosa faida tra i 'falchì legati ai Corleonesi, fautori della stagione delle stragi, e le 'colombè guidate da Benedetto Santapaola, che era contrario alla strategia del terrore di Totò Riina. Rimesso in libertà fu arrestato nel 2006 e da poco era stato scarcerato. In passato, tra l'altro, è stato assolto dall'accusa di avere ucciso il giornalista Giuseppe Fava.


Ci sono anche tre donne e il 'killer delle carcerì, Antonino Faro, tra gli arrestati dell'operazione Plutone eseguita dai carabinieri di Catania. I militari dell'Arma, infatti, hanno arrestato anche Angela La Rosa, moglie reggente del gruppo Santapaola, Alessandro Strano, detenuto; Patrizia Scriffignano e Iolanda Di Grazia, rispettivamente moglie e sorella dell'ergastolano Francesco Di Grazia, 'uomo d'onorè della 'famiglià di Catania, anch'egli raggiunto dal provvedimento restrittivo. Secondo l'accusa avrebbero avuto un ruolo di collegamento con la cosca. L'ergastolano Antonino Faro, indicato come organico al gruppo del rione Montepo, è salito agli onori della cronaca per avere ucciso, mangiandogli anche il fegato, il boss Francis Turatello. L'omicidio avvenne il 17 agosto nel 1987 nel carcere Bad 'e Carros di Nuoro, e il mandante, per l'accusa, fu un altro catanese, Vincenzo Andraous, anche lui ergastolano, che adesso scrive saggi e poesie in carcere. Un fratello di Faro, Massimo, di 17 anni, fu ucciso il 3 marzo del 1991 durante una sparatoria con i carabinieri a nel rione Montepo a Catania.

Mafia: latitante cerca di fuggire dalla polizia, gli sparano e muore


La sua latitanza è finita all'alba, in un dirupo nelle campagne della provincia di Enna. Circondato dalla polizia, Daniele Emmanuello, 43 anni, capo indiscusso della mafia siciliana sud-orientale, non si è arreso. Il boss, uno dei 30 ricercati più pericolosi d'Italia, disposto a tutto pur di non farsi prendere, ha provato a scappare da una finestra del casolare in cui si nascondeva - il covo che aveva scelto per la sua latitanza. A quel punto gli uomini della "Catturandi" hanno prima esploso alcuni colpi in aria, a scopo intimidatorio. Poi hanno sparato per impedire la fuga. Ed Emmanuello è stato colpito forse da due proiettili. Il questore di Caltanissetta, Guido Marino, ha detto che l'epilogo luttuoso non ridimensiona il grado di professionalità dei suoi uomini. Ma in ogni caso, per far luce sull'uccisione del boss, la procura di Caltanissetta ha aperto un fascicolo. Pericolosissimo killer, tra i latitanti più potenti e sanguinari, ricercato da 11 anni, Daniele Emmanuello, aveva cominciato la sua ascesa ai vertici della mafia di Gela negli anni Ottanta, quando lo zio Angelo, capomafia locale, fu assassinato dai suoi luogotenenti per fondare la "Stidda". Fu allora che un giovane Daniele decise di schierarsi con gli uomini di Cosa Nostra, capeggiati da Totò Riina, e contro gli stiddari. Nel suo covo sono stati trovati farmaci, un fucile e alcuni documenti, ora all'esame degli inquirenti.

MAFIA; MUORE MENTRE TENTA FUGA SUPERLATITANTE GELA EMMANUELLO


ENNA, 3 DIC - Il boss Daniele Emmanuello, 43 anni, considerato fra i 30 latitanti piu' pericolosi in circolazione, e' morto durante un tentativo di cattura.L'uomo, attivo nella zona di Gela, era ricercato dal 1996 per associazione mafiosa, traffico di droga e omicidi. Durante il blitz della polizia c'e stata una sparatoria. Secondo una prima ricostruzione, Emmanuello avrebbe tentato la fuga dal casolare in cui si era rifugiato e sarebbe poi precipitato in un dirupo.