lunedì 27 ottobre 2008

la piccola Casal di Principe

Si parla molto in campania e nei tg di Casal di Principe, un comune nel casertano famoso per il clan camorristico dei casalesi, abbiamo avuto delle informazioni a livello nazionale grazie alle cronache raccontateci dal grande Roberto Saviano, lui racconta come funziona, come viene gestita l'economia del territorio e come gli agganci a volte anche politici e la ferocia di alcuni gruppi del clan la fanno da padrone in questo comune campano.
Leggendo queste cose e guardando gli ultimi fatti avvenuti a nei territori del catanese, non fa che farmi sospettare che qui si sta diventanto sempre più simili alla realtà di Casal di Principe, dall'estorsione del Pizzo dalla gestione economica del terriorio, e dagli appoggi vedo sempre più lo spettro campano alle porte.
Un territorio florido economicamente, con la presenza di molti imprenditori nel campo dell'edilizia e più rozzamente del cemento.
Non siamo per nulla distanti dalla realtà casertana, descritta da Roberto Saviano nel libro gomorra.
Oggi le forze dell'ordine sono poco adatte alla pericolosità criminale del territorio.
Oggi assistiamo all'ennesimo attacco alla libertà imprenditoriale di un uomo, forse solo perchè nn paga il pizzo, e lo stato dov'è ?.
Comunque si spera di poter contare sulle forze dell'ordine e sul buon senso della comunità intera per debellare questo fenomeno, sperando che nn devono essere altri a ribellarsi come successo a casal di principe, dove dopo la strage gli abitanti africani del posto si sono ribellati alla camorra con un corteo, e gli italiani dove stanno? forse dietro le porte a guardare.
SVEGLIA PERFAVORE SVEGLIA.!!!!!!

domenica 26 ottobre 2008

La vita dello Zar siciliano

Raffaele Lombardo la reincarnazione perfetta del clientelismo e della collusione di questi anni di cuffarismo
Chi è Raffaele Lombardo

Laureato in medicina e chirurgia, partecipa alla fine degli anni settanta alla gioventù DC catanese e con la Dc farà carriera all’ombra di Calogero Mannino. Consigliere ed Assessore al Comune di Catania, diventa nel 1986 deputato alla Regione Siciliana e, rieletto nel 1991, diviene assessore regionale agli Enti Locali. Ebbe delle vicissitudini nell’epoca di Tangentopoli, iniziate nel 1992 con un arresto per abuso d’ufficio, e dopo essere stato condannato in primo grado, assolto in appello dallo scandalo giudiziario. Nel 1994 fu coinvolto, e ancora arrestato per corruzione, per lo scandalo dell’appalto dei pasti all’ospedale di Catania, dell’azienda dell’ex presidente dell’Inter Ernesto Pellegrini. Sospeso dalla carica di deputato ai sensi della legge 55/1990 e successive modifiche, dal 22 luglio al 29 settembre 1994.
Nel dicembre 1994 lascia anticipatamente l’Assemblea regionale. Alla fine Pellegrini patteggia ammettendo di avere versato 5 miliardi ad alcuni politici, tra cui Lombardo, ma per i giudici alla fine furono solo un regalo, e il reato derubricato a finanziamento illecito ai partiti, e quindi prescritto.
Lombardo allora torna in politica e diventa europarlamentare nel 1999 nel Centro Cristiano Democratico, vicesindaco di Catania nel 2000 ed eletto presidente della provincia di Catania nel 2003. Nel 2004 viene riconfermato europarlamentare, dopo le dimissioni di Salvatore Cuffaro, nell’UDC, partito del quale è segretario regionale fino al 2005.

Le tecniche imprenditoriali Lombardiane

01/10/2008 Catania

Se Pubbliservizi
è partecipata dalla Sac Robi Pierre


Leggiamo su La Sicilia che l’Avv. Gitto, presidente di Pubbliservizi S.p.A., la società di servizi della Provincia voluta nel 2006 da Lombardo nella prospettiva di “mangiarsi” Multiservizi S.p.A., parlando dello sciopero dei pulizieri dell’aeroporto di Catania – tutti dipendenti di Pubbliservizi – ha dichiarato:

- peggio per la SAC che ha tolto il servizio di pulizia dello scalo a Pubbliservizi, concesso dal vecchio CdA, composto anche da Lombardo e dai suoi fedelissimi, con una scandalosa procedura di affidamento senza gara.

- prenda esempio la SAC, che ha voluto a tutti i costi (spinta da pressanti indagini giudiziarie n.d.r.) bandire una regolare gara d’appalto, da Pubbliservizi S.p.A.: bilanci in attivo, super manager, fatturato in crescita…

- impari a fare impresa da Pubbliservizi S.p.A. che ha… due soli clienti la Provincia e l’Istituto Musicale Bellini.

Dalla autocelebrativa dichiarazione emerge, tuttavia, un dato singolare: Pubbliservizi S.p.A. opera in regime di monopolio per due soli clienti ed applica tariffe prive di riscontri con la concorrenza; ed ha avuto anche il molto discutibile "cadeau" della pulizia dell’aeroporto con un misterioso affidamento in house, essendo la SAC partecipata della Provincia di Catania solo in minima parte.

Ma il Dito è in grado di svelarvi l’arcano: Pubbliservizi S.p.A. è partecipata non solo della Provincia di Catania e dell’Istituto Bellini (musica e pulizia sono, notoriamente, un binomio inscindibile), ma anche, udite udite, della SAC (!?!) che ne possiede il 5% per la modica cifra di € 50.000.

E’ da ritenere che ai tempi della gestione Ridolfo, con Lombardo e l’Avv. D’Urso (fedelissimo di Lombardo per definizione) nel CdA, la SAC ha acquistato la detta partecipazione in Pubbliservizi S.p.A.

Così si è tentato di giustificare il mancato appalto della pulizia dell’aeroporto.
L’Avv. Gitto, il famoso manager delle società con un solo cliente e con gli sgravi contributivi permanenti, ha perso una buona occasione per sorvolare e far finta di niente.

A questo punto vorremmo sapere dall’On. Castiglione, neopresidente della provincia, impegnatissimo in tagli di nastri, sagre, strette di mano e granite al pistacchio, come intende comportarsi nei confronti dei pesanti oneri per servizi che, se messi in gara, costerebbero la metà.

E vorremmo sapere cosa ne pensano in Procura su queste indagini che si presentano particolarmente “lunghe e complesse”, e cosa ne pensa l’On. Riggio del mancato appalto della pulizia dell’aeroporto e dell’acquisto della quota di Pubbliservizi S.p.A. da parte della SAC.
Aspettiamo risposte.

All’Avv. Gitto un consiglio amichevole: si impegni maggiormente nella pallavolo… gli è certamente più congeniale e ci piace di più l'idea che Catania torni, almeno lì, ai suoi antichi fasti.



Catania, Pubbliservizi assumerà 330 precari
Un contratto per 330 persone e una risposta concreta ai problemi dell'occupazione. Queste le previsioni emerse dall'incontro, presso il centro direzionale Novaluce di Catania, tra l'assessore della provincia di Catania alle Politiche attive del Lavoro, Pippo Greco, e una delegazione della Fisascat-Cisl per l'avvio della società Pubbliservizi. Questi i punti in discussione: avviare un dialogo tra le parti, individuare la tipologia di contratto da applicare, il numero di ore di lavoro da fissare e quello delle persone da impiegare. “Economicità e efficienza: queste sono le parole d'ordine che dovranno contraddistinguere la Pubbliservizi - ha sottolineato Greco - che sarà snella e assorbirà le unità lavorative attualmente in situazioni di precariato e impiegate nelle società private a cui la provincia affida i propri servizi”. Per la tipologia contrattuale, il segretario generale della Fisascat, Tony Fiorenza, ha parlato di un “contratto del terziario” e di “almeno 330 unità da assorbire”.
09/01/2006

Ma se il 49 % della società è del comune di catania, con un debito enorme in bilancio e un altro enorme fuori bilancio come fa ad ottemperare agli stipendi di questi signori perchè cmq una parte dei soldi dovrà pure metterla. Domande con risposte mah e chi lo sa.

mercoledì 22 ottobre 2008

Lombardo e la presa del potere



- Dal Corriere della Sera del 26 febbraio -

CATANIA - Una delle creature di Raffaele Lombardo cresciute più in fretta si chiama «Pubbliservizi», società di servizi il cui principale committente è proprio la provincia di Catania. Nata nel 2005 si è fatta grande in poco tempo: ha 500 dipendenti e costa al bilancio provinciale 15 milioni di euro. Dentro c’è un esercito di guardiani, giardinieri, custodi e addetti alle pulizie: molti sono ex lavoratori di cooperative transitate sotto l’ombrello della provincia, altri sono stati assunti per chiamata diretta. Un modo semplice per assumere a tempo indeterminato personale che si considera a tutti gli effetti dipendente della provincia senza dover espletare concorsi e osservare blocchi alle assunzioni. Andando avanti così quella che molti chiamano «la provincia due» si avvia a contendere il primato di dipendenti alla «provincia uno» con i suoi 760 assunti. E Lombardo qualche settimana fa ha pure bandito i concorsi per assumere altro personale. La «Pubbliservizi» è solo un tassello del sistema su cui l’erede di Cuffaro ha costruito la sua forza elettorale. Per il resto è una corsa continua ad occupare posti di comando da trasformare in moltiplicatori di consensi. Raffaele, come lo chiamano tutti, entra ovunque ci sia da spartire incarichi buoni per controllare «clienti» e posti di lavoro. A Catania è ormai l’ asso pigliatutto. All’aeroporto la «Sac Service» è guidata dal fido Orazio D’Antoni. L’autorità portuale ufficialmente è guidata da un uomo di An, Santo Castiglione, che risponde più a lui che al suo partito. Nulla sfugge al controllo di Lombardo: dalle municipalizzate alle nomine nei due principali enti culturali, Stabile e Bellini, fino alle presidenze delle neonate società di raccolta dei rifiuti. Con l’«Ato Ambiente» e «Ato Ionica», per esempio, ha accontentato Mimmo Calvagno e Mario Zappia, transitati all’Mpa dalla Margherita. Ma se c’è un settore in cui Raffaele si segnala è la sanità. Il direttore dell’Asl è un amico della prima ora, Antonio Scavone, mentre le quattro aziende ospedaliere cittadine le ha dovute dividere con l’azzurro Pino Firrarello. Così a Catania i primari devono avere il placet di Lombardo o Firrarello. E tutti, compresi esponenti del centrosinistra, non sanno resistere al fascino del potere di Lombardo. Più che ai tempi del viceré andreottiano Nino Drago. Ne sa qualcosa il presidente degli industriali Fabio Scaccia che, forte dell’indicazione del ministro Bianchi, pensava di essere già il nuovo presidente dell’autorità portuale. Fino a quando (lo ha raccontato in un’assemblea) non gli è stato consigliato: «Lascia stare Bianchi. Ci parlasti cu Raffaele?». Persino il tanto bastonato Scapagnini è stato nell’ ultimo periodo un sindaco commissariato. Basti dire che Catania è l’unica città d’ Italia dove il capo del personale, il ragioniere generale e l’ingegnere capo lavorano sia alla provincia che al comune. E nel suo esercito Lombardo ha arruolato di tutto: ex missini, ex verdi, ex comunisti. L’ importante è che portino voti. Con Raffaele si lavora secondo uno schema che ricorda i sistemi di vendita multilevel (per capirci quelli delle pentole o delle scope elettriche). Diventi capo area se fai un fatturato cento, vieni promosso capo-zona se lo porti a mille. E così via in una continua corsa al rialzo sotto le bandiere dell’autonomia.

Nicola Cosentino, Forza Italia e la Camorra, patto per un disastro ambientale


Di Annalisa (del 14/09/2008 @ 18:31:10, in Anti-mafia,



Nicola Cosentino; E’ bene ripeterlo questo nome. Egli viene citato nelle confessioni di Gaetano Vassallo, l’imprenditore legato sia alla Camorra che a Forza Italia e che, con complicità e appoggi di vario tipo e di vario livello, ha di fatto “avvelenato” una regione, la Campania per 20 lunghissimi anni, dal 1987 al 2008. Confessioni raccolte dai due giornalisti de l’Espresso Gianluca Di Feo ed Emiliano Fittipaldi, e pubblicate sul numero in edicola del settimanale.

E’ bene ricordare anche che Nicola Cosentino, già cocordinatore regionale di Forza Italia in Campania, è attualmente sottosegretario di Stato all’ Economia e alle Finanze nel Governo di Silvio Berlusconi.
Tra le complicità e gli appoggi denunciati da Gaetano Vassallo a livello politico spiccava proprio quella di Nicola Cosentino, che avrebbe svolto la funzione di controllore della società ECO4 dei fratelli Orsi, Sergio e Michele.

Michele, il “Salvo Lima della Camorra”, come lo ha definito Roberto Saviano, fu ucciso a Casal di Principe a giugno, pochi giorni dopo aver preso la decisione di raccontare ai magistrati della direzione distrettuale Antimanfia tutto quello che sapeva sullo smaltimento dei rifiuti e sulle connivenze tra politica e mafia nella zona di Mondragone, dopo quanto già raccontato in precedenza e che costituiva parte integrante di un’inchiesta che aveva già prodotto arresti eccellenti. Politica e mafia. Cosentino e la Mafia. Una relazione che ricorre spesso, anche nella confessione di Gaetano Vassallo, egli stesso tesserato di Forza Italia, che racconta di come lo stesso Cosentino abbia ricevuto una volta una busta con una tangente di 50mila euro da parte di Sergio Orsi. E di come il boss Berando Cirillo, in un’altra occasione avesse parlato di Cosentino come uno dei “rappresentanti del Clan Bidognetti” da appoggiare in occasione della sua candidatura alla provincia negli anni ’80. L’ordine di organizzargli un incontro elettorale veniva proprio da Francesco Bidognetti, “lo zio”, condannato all’ergastolo nel processo Spartacus.

Successivamente Cosentino, pedina politica nelle mani della Camorra, dovette adeguarsi alle scelte strategiche, volte per lo più al controllo territoriale, che venivano fatte dai clan dall’alto e quindi fu costretto ad “avvantaggiare solo il gruppo Schiavone” al posto di quello dei Bidognetti, nel grande affare della spazzatura, come denuncia ancora Vassallo.
C’è da dire che sia Nicola Cosentino che Sergio Orsi, (attualmente sotto protezione dopo l’omicidio del fratello al quale però era stata negata la scorta) hanno smentito in due dichiarazioni separate i fatti raccontati dal Vassallo. Nicola Cosentino ha detto che si dimetterà soltanto se la magistratura accerterà che egli abbia commesso realmente i reati dei quali è accusato. Parole non nuove in Italia. Intanto potrebbe continuare a fare il politico per anni.
Ma ci sono troppe coincidenze e particolari che non possono non far sorgere dubbi. In primo luogo l’omicidio di Michele Orsi e il mistero della sua scorta negata. Le prime dichiarazioni di Orsi hanno permesso l’inchiesta che poi condusse in carcere il presidente del consorzio Ce4, Giuseppe Valente e alcuni consiglieri comunali di Mondragone e nella quale compariva come indagato lo stesso sindaco di Mondragone Ugo Conte, e un deputato di AN Mario Landolfi, nome che appare anche nelle dichiarazioni di Gaetano Vassallo (Qui il dossier della Guardia di Finanza).
Poi la stessa perquisizione effettuata nelle abitazioni dei due giornalisti autori dell'inchiesta e nella sede de l’Espresso dalla Guardia di Finanza, dopo la pubblicazione del dossier, perquisizione che la redazione del settimanale ha giudicato come una “minaccia alla libertà di stampa e una violazione palese della recente sentenza della Corte Europea dei diritti dell'uomo, che sancisce la tutela del diritto di cronaca e di critica”.

Intanto non era un mistero per nessuno che nel casertano la spazzatura fosse diventata un affare di primo livello al quale, chi più, chi meno partecipava. La confessione di Vassallo, al di là dei nomi (alcuni dei quali come quello di Cosentino meritevoli di memoria) e dei fatti, va letta soprattutto per capire come e chi in 20 anni hanno trasformato la regione Campania non solo in un enorme discarica a cielo aperto ma soprattutto in un deposito di veleni e sostanze chimiche pericolosissime, sopra le quali sono state versati cumuli e cumuli di rifiuti, legalmente e non.

Esiste il reato di disastro ambientale nel nostro paese che però non rende giustizia né al territorio né alle vittime inconsapevoli che lo abitano e che chissà quali conseguenze hanno subito, subiscono e subiranno sulla loro salute da un tale sistematico, criminale e continuativo avvelenamento di aria, acqua e suolo. Si tratta di un crimine ignobile perpetrato ai danni di una popolazione, che per troppo tempo è stato vittima di politici corrotti, malviventi, imprenditori del Nord, e affaristi senza scrupoli. Una popolazione che quando decide di alzare la testa e protestare, come sta facendo in questi mesi, viene intimorito con l’esercito per le strade da quello stesso governo che localmente Nicola Cosentino rappresenta.
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