lunedì 27 ottobre 2008

la piccola Casal di Principe

Si parla molto in campania e nei tg di Casal di Principe, un comune nel casertano famoso per il clan camorristico dei casalesi, abbiamo avuto delle informazioni a livello nazionale grazie alle cronache raccontateci dal grande Roberto Saviano, lui racconta come funziona, come viene gestita l'economia del territorio e come gli agganci a volte anche politici e la ferocia di alcuni gruppi del clan la fanno da padrone in questo comune campano.
Leggendo queste cose e guardando gli ultimi fatti avvenuti a nei territori del catanese, non fa che farmi sospettare che qui si sta diventanto sempre più simili alla realtà di Casal di Principe, dall'estorsione del Pizzo dalla gestione economica del terriorio, e dagli appoggi vedo sempre più lo spettro campano alle porte.
Un territorio florido economicamente, con la presenza di molti imprenditori nel campo dell'edilizia e più rozzamente del cemento.
Non siamo per nulla distanti dalla realtà casertana, descritta da Roberto Saviano nel libro gomorra.
Oggi le forze dell'ordine sono poco adatte alla pericolosità criminale del territorio.
Oggi assistiamo all'ennesimo attacco alla libertà imprenditoriale di un uomo, forse solo perchè nn paga il pizzo, e lo stato dov'è ?.
Comunque si spera di poter contare sulle forze dell'ordine e sul buon senso della comunità intera per debellare questo fenomeno, sperando che nn devono essere altri a ribellarsi come successo a casal di principe, dove dopo la strage gli abitanti africani del posto si sono ribellati alla camorra con un corteo, e gli italiani dove stanno? forse dietro le porte a guardare.
SVEGLIA PERFAVORE SVEGLIA.!!!!!!

1 commento:

Unknown ha detto...

Molto cortesemente:




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Quanta sofferenza ancora?
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L'umana società è anch'essa un essere vivente. E' come un organismo biologico.
E, come in un organismo, in una società il male si afferma stabilmente quando essa è debole.

Una società è debole quando i suoi ordinamenti sono fondati sull'esclusione, ingiustizia e prevaricazione. In una società escludente, ingiusta e monopolizzante viene a mancare l'importante rapporto di fiducia e stima reciproca che altrimenti si stabilirebbe naturalmente tra i suoi membri. Di conseguenza viene a mancare quell'unione che solo può esser concessa dal rapporto solidale. E, senza unione, la forza abbandona la società.


A quel punto, in una società stabilmente debole, ogni genere di male si afferma altrettanto stabilmente. In un corpo debole, disunito, astioso ed insoddisfatto, i malviventi trovano ogni genere di alimento. Il male letteralmente s'ingozza in un corpo debole!


Ebbene: esclusione, ingiustizia e prevaricazione da parte dei singoli possono nascere solo in conseguenza dell'esclusione, ingiustizia e prevaricazione esercitata per primi da coloro i quali hanno osato accaparrarsi i milioni di importanti ed onnipresenti ruoli della Funzione Pubblica! Con una finta organizzazione democratica, con uno Stato elitario che ancora ruba il posto alla Collettività a 63 anni dal Referendum che affermò la Repubblica, gli INDIVIDUI altro non posson fare che seguire il pessimo esempio degli STATALI!

Precisamente è il vecchio antidemocratico, antirepubblicano, ANTISOLIDALE ORDINAMENTO che assegna a vita i ruoli, poteri e redditi della Repubblica ad avviare la devianza sociale che poi si afferma ovunque. Perché è l'ordinamento pubblico il perno di una società. Ed essa non può che adeguarsi ad esso.


Quale valore possiamo allora attribuire alla pretesa che scompaia la MAFIA PRIVATA senza prima aver dissolto la MAFIA PUBBLICA?

Quale valore possiamo allora attribuire alla pretesa che vi sia partecipazione popolare quando ancora sussiste un ordinamento che IMPEDISCE TALE PARTECIPAZIONE?

Quale valore possiamo allora attribuire alla pretesa che si affermi un Nuovo Mondo quando ancora non ci si è accorti di esser parte integrante del Vecchio Mondo?


Quanta gente ha sofferto finora per questo complessivo stato di cose? Quanta disperazione ci ha inondati in questi 63 anni di opportunità d'inclusione, giustizia e redistribuzione disattese e di sanguinose tragedie? E quanta gente dovrà ancora soffrire prima che quello storto e rugginoso perno sia definitivamente rimosso e sostituito con uno diritto di inossidabile acciaio?


Domani saranno passati quarant'anni da quando i primi esseri umani hanno calcato il suolo della Luna.
Se siamo riusciti in questo, possiamo noi non riuscire a dissolvere la MAFIA PUBBLICA?

NO! Noi ce la faremo. Noi l'abbiamo anzi già iniziato a fare in questo preciso momento!

E quando avremo compiuto questo lavoro, la dissoluzione della MAFIA PRIVATA a quel punto avverrà da sola.



Danilo D'Antonio, il 19/07 del quarantesimo anno della Nuova Era

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